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Racconto Erotico – Sesso Bollente in Palestra: Il Racconto Erotico di Barbara

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Quella volta, quando lui entrò nella mia casa, sentii l’aria caricarsi di un’energia diversa, quasi elettrica. Il profumo della mia palestra privata, che avevo allestito con cura nella sala, si mescolava al mio, e io, Barbara, la sua personal trainer, lo stavo aspettando. Avevo 28 anni, i capelli castani raccolti in una coda alta che dondolava a ogni passo. Indossavo un top sportivo nero, così aderente da mettere in risalto il mio seno sodo, e leggings grigi che sembravano una seconda pelle, evidenziando ogni curva del mio corpo, soprattutto il mio culetto tondo. Quando lo vidi avvicinarsi, un sorrisetto malizioso mi sfuggì. “Pronto per allenarti?” gli dissi, ma dentro di me bruciava il pensiero di quanto fosse sexy. Lo avevo desiderato per settimane, immaginandolo mentre ero sola, nuda, con le dita che scivolavano sulla mia pelle, fantasticando su di lui.

Lo guidai verso il tappetino. “Oggi lavoriamo sul core. Stenditi, forza,” gli dissi, ma quella volta decisi di osare. Invece di mantenere le distanze, mi chinai su di lui, lasciando che il mio seno sfiorasse il suo petto, i miei fianchi che ondeggiavano appena mentre gli mostravo l’esercizio. “Scusa, è un po’ stretto qui,” sussurrai con una risatina, ma non era un caso. Sentii il calore della sua pelle sotto la maglietta, il mio corpo che si strofinava contro il suo, volutamente. Lo guardai negli occhi, con uno sguardo che mescolava innocenza e provocazione. “Ti sto distraendo troppo?” gli chiesi, mordendomi il labbro.

Le mie mani scivolarono sui suoi fianchi per correggere la sua postura, ma indugiarono più del necessario, scendendo piano sul suo addome teso. “Sei proprio in forma,” gli dissi, e il mio sguardo scese più in basso. Dio, il rigonfiamento nei suoi pantaloni era impossibile da ignorare. Era la prova che volevo, la conferma che anche lui mi desiderava. Il cuore mi batteva forte, un’ondata di eccitazione mi travolse. “Sai una cosa?” sussurrai, la voce roca. “Vedo che ce l’hai duro… e mi piace.” Non aspettai una risposta. Non ce n’era bisogno. Con un gesto deciso, gli abbassai i pantaloni, e il suo cazzo svettò davanti a me, duro, pulsante, perfetto. “Cazzo, è proprio come lo immaginavo,” mormorai, gli occhi che brillavano di desiderio.

Lo presi in mano, la mia pelle calda contro la sua, e lo accarezzai lentamente, sentendo ogni vena sotto le dita. Era così duro, così reale. Ripensai a tutte le volte che avevo fantasticato su quel momento, e ora eccolo lì. “Lo voglio nella mia bocca,” dissi, la voce tremolante di eccitazione. Avvicinai le labbra, la mia lingua sfiorò la cappella, assaporandola come se fosse il dolce più delizioso. “Mmm, è così buono,” gemetti, succhiando piano, lasciando che la mia lingua danzasse intorno alla punta. Poi lo presi più a fondo, centimetro dopo centimetro, gustandolo, riempiendomi la bocca. La mia saliva lo rese scivoloso, lucido, mentre lo succhiavo con avidità, la gola che si stringeva intorno a lui. “Ti piace la mia bocca da troietta?” gli chiesi, la voce soffocata mentre continuavo a muovermi, la lingua che vorticava senza sosta. Sentii il suo cazzo pulsare, gonfiarsi ancora di più, e il pensiero di quanto lo stavo eccitando mi fece bagnare fradicia.

Ma non volevo fermarmi lì. Mi alzai, il respiro corto, e lo spinsi sulla panca dei pesi. “Tocca a me,” gli dissi, togliendomi il top con un gesto rapido. Il mio seno era libero, i capezzoli duri come sassolini. “Ti piacciono?” gli chiesi, pizzicandoli con le dita, un gemito che mi sfuggiva dalle labbra. Mi sfilai i leggings, restando solo con un perizoma nero. “Sono già bagnata fradicia,” confessai, e mentre mi arrampicavo su di lui, sentii il liquido caldo colare lungo le mie cosce. Mi sedetti sul suo cazzo, strofinandolo contro la mia fica bollente prima di lasciarlo scivolare dentro. “Cazzo, mi riempi tutta,” ansimai, iniziando a cavalcarlo. I miei fianchi si muovevano ritmici, su e giù, mentre pizzicavo i miei capezzoli, tirandoli con forza. “Senti quanto sono bagnata? La mia fica ti sta succhiando,” gemetti, persa nel piacere.

Lo baciai, la mia lingua affamata si intrecciò con la sua, mentre continuavo a muovermi, il ritmo sempre più veloce. “Sei mio, lo sai?” gli sussurrai contro la bocca, poi rallentai, con un sorrisetto. “Aspetta… voglio di più.” Mi sollevai, presi il suo cazzo, bagnato dai miei umori, e lo guidai verso il mio culo. “Voglio sentirti qui… dentro il mio culetto,” gli dissi, spingendo piano il suo cazzo nel mio buco stretto. “Oddio, è così grosso… mi apre tutta,” gemetti, godendo e soffrendo allo stesso tempo mentre scivolava dentro, centimetro dopo centimetro. Iniziai a muovermi, cavalcandolo lentamente, poi sempre più forte. “Sento il tuo cazzo nel mio culo… è così bello, non mi sembra vero,” ansimai, giocando con il mio clitoride mentre mi scopavo il culo con il suo cazzo.

“Vieni, ti prego, vieni dentro di me,” lo implorai, muovendomi più a fondo. Sentii il suo cazzo ingrossarsi, e poi… un gemito lungo sfuggì da entrambi mentre il suo sperma caldo mi riempiva il culo, scivolando dentro di me. “Sì, cazzo, lo sento… è così tanto,” esclamai, venendo anch’io, tremando di piacere, mentre continuavo a muovermi piano, sentendo l’ultimo schizzo dentro di me. Mi lasciai cadere su di lui, il mio seno contro il suo petto, il respiro ancora affannato. “Sei stato incredibile,” gli dissi con una risatina, il corpo ancora scosso dall’orgasmo.

“Torna domani per l’allenamento… o per altro,” gli sussurrai, rialzandomi, il mio corpo ancora pulsante di piacere, ma con un sorriso soddisfatto. Quella sessione in palestra era stata tutto fuorché ordinaria.

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