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Ero lì, nel mio studio, dopo una mattinata intensa. La sala d’attesa era silenziosa, l’odore di disinfettante quasi una mia seconda pelle. Poi è entrato lui. Un appuntamento come tanti, una semplice visita di controllo, ma fin dal primo sguardo ho sentito una vibrazione diversa.
La porta si è aperta, e io sono entrata. “Sono Barbara, la dottoressa, molto piacere di conoscerti.” Trentadue anni, i capelli castani che mi ricadevano morbidi sulle spalle, i miei occhi verdi che… beh, che a volte sanno essere molto penetranti. Indossavo il mio solito camice bianco, impeccabile, abbottonato, ma la seta della blusa che portavo sotto e la linea della gonna… diciamo che lasciavano intendere qualcosa. I tacchi risuonavano leggeri mentre mi avvicinavo, e gli ho sorriso, un sorriso che spero sia apparso rassicurante.
“Buongiorno, sono la dottoressa Barbara. Mi segua, per favore.” La mia voce era professionale, ma sentivo un piccolo fremito di curiosità.
Si è alzato, un po’ rigido, e mi ha seguito nel corridoio fino alla stanza delle visite. La solita scrivania, il lettino, il poster anatomico… ma l’aria era stranamente carica. Mi sono seduta sulla mia sedia, i miei occhi che lo osservavano mentre prendevo la sua cartella.
“Allora, mi dica cosa la porta qui oggi,” ho detto, annotando distrattamente le sue generalità.
Mentre mi spiegava i suoi sintomi, non potevo fare a meno di notare i suoi occhi che mi seguivano. Le mie mani che sfogliavano le pagine, il modo in cui a volte mi mordicchiavo il labbro inferiore quando riflettevo… sentivo la sua attenzione su di me.
“Bene,” ho detto alla fine. “Fammi dare un’occhiata. Puoi togliere la maglia, per favore?”
Ho visto un leggero rossore sulle sue guance mentre si sfilava la maglia. Mi sono avvicinata, il mio camice ha sfiorato la sua pelle… una scintilla, un contatto quasi impercettibile. Ho preso lo stetoscopio, il metallo freddo sulla sua pelle calda.
“Respira profondamente,” ho sussurrato, sentendo il suo battito accelerare sotto il mio tocco. Il mio tocco era leggero, ma sentivo che ogni contatto lo faceva fremere. Una piccola risata nervosa mi sfuggì.
Mentre ascoltavo il suo respiro, i miei occhi si sono alzati e hanno incontrato i suoi. Per un istante, il tempo si è fermato. Ho notato qualcosa nel suo sguardo, un’agitazione che andava oltre la semplice tensione.
“Mi sembra un po’ teso,” ho osservato, la mia voce più morbida. “C’è qualcosa che vuole dirmi?”
Ho visto la sua lotta interiore, le parole che sembravano bloccate in gola. Lui cercò di rispondere, ma le parole gli morirono in gola. Io mi avvicinai ancora di più, il mio respiro caldo sfiorava la sua pelle.
“Lo vedo,” ho sussurrato, un sorriso appena accennato sulle labbra. “Non deve vergognarsi. È una reazione naturale. Può essere normale avere un’erezione durante la visita, non si preoccupi, eheh. Poi se devo essere sincera, lei è davvero un bell’uomo sa?”
Ho visto un lampo nei suoi occhi, un misto di sorpresa e… qualcos’altro. Lo stetoscopio scivolava lungo il suo petto… “Forse posso fare qualcosa per rendere la visita più gradevole se lei me lo concede ,” i miei occhi lo hanno fissato, lanciando una sfida silenziosa. “Mi segua, si sdrai.”
L’ho guidato verso il lettino, la mia mano sulla sua schiena, sentendo il calore attraverso la stoffa. L’ho aiutato a sdraiarsi. Poi mi sedetti accanto a lui, le mie mani ora accarezzavano il suo corpo con una delicatezza che gli fece perdere il controllo.
Ho sentito la sua erezione sotto i pantaloni. La mia voce era un sussurro rauco. “Dovrebbe togliere anche i pantaloni signore…”
Ha obbedito, e la vista… beh, diciamo che ha risvegliato qualcosa anche in me. Rimase in mutande sul lettino, e io notai il tuo uccello di pietra ancora intrappolato dentro le mutande…
“Non so cosa mi prende oggi,” ho confessato, un tono quasi di scusa nella voce. “Sarà il periodo stressante che sto passando… ma vorrei davvero scaricare questo stress… poi vedo che anche lei è un po’… ehm rigido eheh.”
Mi sono sporta, il mio desiderio che prendeva il sopravvento sulla mia professionalità. ““Si Lasci andare,” mi sporsi lentamente sul lettino… per baciarlo. Le mie labbra sono calde, dolci…”
Mi alzai per un attimo, chiudendo a chiave la porta dello studio. Poi tornai da lui, sbottonando il camice con un gesto lento, rivelando la blusa di seta e la gonna attillata.
“Ora devo proprio prendermi cura di lei,” ho sussurrato, avvicinandomi di nuovo.
“Qui Nessuno ci disturberà.” La mia voce era un filo di seta carico di promesse.
Mi siedo accanto a lui, le mie mani scivolano nuovamente lungo il suo petto, sentendo il battito accelerato del suo cuore. “Posso darti del tu vero? Sei così teso… Lascia che mi prenda cura di te,””
Ho iniziato a massaggiarlo, le mie mani che si muovevano con un desiderio crescente. “inizio a farti un massaggio lento e sensuale lungo la schiena.”
“Rilassati,” le mie dita tracciavano cerchi sulla sua pelle calda. Le mie dita tracciavano cerchi lungo la sua colonna vertebrale. Ogni mio tocco era per rilassare i suoi muscoli.
Poi mi sono spostata di fronte a lui, il mio corpo che bramava il suo. Le mie labbra cercarono di nuovo le sue in un bacio lento e profondo. Le sue mani si aggrapparono ai miei fianchi… sentiva la mia pelle morbida, liscia, calda…
“Toccami… Fammi sentire che sei qui con me.””
Ho lasciato cadere i miei vestiti sul pavimento, un gesto liberatorio. Lasciai cadere la mia gonna sul pavimento, insieme alle mutandine, rimasi completamente nuda… Mi sono posizionata sopra di lui, sentendo il suo calore attraverso le mutande. “Mi sposto sopra di te, i miei capelli castani ti sfiorano il petto mentre mi sistemo, senti che profumano di vaniglia vero?” Lo guardai negli occhi, il mio sorriso era dolce ma carico di desiderio.
Sentivo la mia vagina calda sul suo cazzo ancora chiuso dentro le mutande… “toglile… ti prego… toglile.” La mia voce era un sussurro urgente, un bisogno che mi consumava.
“Voglio che ti senta completamente mio.”
“Bravo così ora lo sento bello caldo sulle labbra della mia fichetta…. Mettimelo dentro non resisto più…”
“Aaaah lo sento… siiii.” Il suo gemito si è unito al mio, l’unione che desideravo così tanto.
Le mie mani si posarono sul suo petto, sentendo il battito accelerato del suo cuore. “Lascia che sia io a dare il ritmo.”
Mi sono mossa su di lui, il piacere che mi inebriava. Sbattevo con colpi decisi sul suo cazzo, avevo proprio bisogno di questo, mi stava facendo scaricare lo stress.
“Mentre mi scopo voglio le tue mani sul mio culo, accarezzalo, ti piace il mio culetto? Dimmelo non essere timido…”
“Aaah aaah le mie tette sode ballano davanti al tuo viso ad ogni mio movimento aaah è così bello il tuo cazzo dentro di me… senti come la mia fica lo avvolge, lo stringe, senti come scivola dentro e fuori aaah aaah.”
“Aspetta però, voglio farmi sbattere per bene, mettiti sopra di me… aspetta giriamoci… ecco… piano… non toglierlo voglio che rimanga dentro… aaaah.”
Ora ero sotto di lui, il suo corpo forte sul mio. Lo guardavo con desiderio… “forza inizia a fottermi.”
Misi le mie mani sul suo culo e lo spinsi verso di me.
“Aaaaah siiii aaaah.”
“Bravo.” Un sussurro soddisfatto. “Sei davvero un toro da monta, ti piace scopare la dottoressa vero?”
“Aaaah sei davvero in forma, quale modo migliore di vedere che sei sano come un pesce aaaaah aaaah aaah.”
“Adoro questi colpi decisi mi stai facendo impazzire ne avevo davvero bisogno.”
“Aaah aaah sì più forte aaah non preoccuparti vienimi dentro, prendo la pillola aaaaah aaaaah così aaaah si si si si aaaaaaaah.”
L’onda di piacere ci ha travolto insieme, un grido liberatorio. “Oddio siamo venuti insieme, è stato stupendo… non muoverti… rimaniamo un po’ così… rilassiamoci un attimo… poi con calma riprenderò la visita… ora rilassati, rilassati, rilassati…” La mia voce era un sussurro stanco ma incredibilmente appagato. Un ricordo che ancora oggi mi scalda il sangue.
Barbara
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