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Racconto erotico – Sono una MILF, faccio sesso con l’amichetto di mio figlio

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Il sole di metà pomeriggio filtrava appena attraverso le tende del salotto, mentre il profumo di farina e biscotti appena sfornati aleggiava nell’aria. Avevi diciassette anni, la scuola era finita da poche ore e, dopo un pranzo con i tuoi, avevi deciso di passare del tempo con il tuo amico Luca. Ti ritrovasti davanti alla porta bianca della sua casa, un luogo che conoscevi bene. Bussasti, aspettandoti di vedere il volto sorridente di Luca, ma ad aprirti fu Barbara, sua madre.

Barbara aveva 42 anni, ma il suo sorriso caloroso e i suoi occhi verdi brillavano di una vitalità che ti aveva sempre messo a tuo agio. Indossava un grembiule macchiato di farina, i capelli castani raccolti in una coda morbida. “Ciao, tesoro!” esclamò, con quella voce che sembrava sempre accoglierti come fossi di famiglia. “Luca è all’allenamento di calcio, ma entra pure… non restare lì fuori al freddo.”

Ti fece accomodare in salotto, indicandoti il divano con un gesto gentile. L’atmosfera era calda, intima, con il crepitio di un camino in sottofondo. Ti offrì una tazza di tè fumante e si sedette accanto a te, il suo profumo dolce che ti avvolgeva. Ma mentre sorseggiavi il tè, i tuoi occhi si velarono di lacrime. Non potevi nasconderlo: il peso della tua recente rottura con la tua fidanzata ti schiacciava.

Barbara lo notò subito. Posò una mano sulla tua, il suo tocco caldo e rassicurante. “Che succede, tesoro? Puoi dirlo a me… sono una mamma, sono qui per ascoltarti.” La sua voce era morbida, piena di empatia. Le parole ti uscirono di getto: la tua ragazza ti aveva lasciato, e il dolore sembrava insopportabile. Barbara ti ascoltò in silenzio, accarezzandoti i capelli con una dolcezza che ti fece quasi dimenticare il mondo fuori.

“Oh, piccolino…” sussurrò, avvicinandosi. “Le donne come lei non meritano un ragazzo sensibile come te. Vieni qui, abbracciami.” Le sue braccia ti avvolsero, attirandoti contro di lei. La tua testa trovò rifugio sul suo petto abbondante, il suo profumo ti inebriava, e il battito regolare del suo cuore ti calmava. Per un momento, tutto sembrò fermarsi.

“Aspetta, tesoro,” disse dopo un po’, alzandosi con un sorriso. “Ti prendo una bibita fresca, che ne dici?” I suoi tacchi risuonarono sul pavimento mentre si allontanava. Tornò poco dopo, ma mentre ti porgeva il bicchiere, un movimento maldestro fece sì che la bibita le cadesse addosso, bagnandole la maglia sotto il grembiule. “Oh, che pasticcio!” rise, con una risata cristallina. Senza pensarci troppo, si tolse la maglia, rimanendo in reggiseno. “Scusami, non volevo metterti a disagio… ma tanto siamo quasi famiglia, no?”

I vostri sguardi si incrociarono, e per un istante il tempo parve fermarsi. Barbara ti osservò con occhi nuovi, come se si accorgesse solo ora di quanto fossi cresciuto. “Sei proprio un bel ragazzo,” pensò, e un lampo malizioso le attraversò lo sguardo. Si avvicinò, asciugandoti una lacrima con il pollice. “Sei così dolce… non meriti di soffrire. Forse hai solo bisogno di qualcuno che ti faccia sentire speciale.”

Le sue mani scivolarono lungo le tue braccia, i suoi occhi verdi ti fissavano con un’intensità che ti fece tremare. Il tuo sguardo, involontariamente, cadde sul suo seno, pieno e invitante sotto il reggiseno. Barbara lo notò, ma invece di ritrarsi, sorrise, come se un’energia nuova scorresse tra voi. I vostri volti si avvicinarono, i respiri si mescolarono, e le sue labbra, calde e morbide, sfiorarono le tue.

Con un movimento lento, ti fece sedere sulle sue gambe, come se fossi un cucciolo da consolare. Le sue dita giocavano con i tuoi capelli, mentre ti sussurrava: “Lasciati andare… non devi pensare a nulla. Sono qui per te.” Le sue labbra trovarono di nuovo le tue, in un bacio lento, rassicurante, che accese un fuoco dentro di te. Sentisti la sua mano accarezzarti, e quando sfiorò il tuo petto, un gemito leggero le sfuggì.

Le tue mani, quasi per istinto, si posarono sul suo seno abbondante. I suoi capezzoli si indurirono sotto il tuo tocco, e Barbara emise un sospiro. “Oh…” mormorò, sorpresa ma compiaciuta. Con un gesto audace, lasciò che un seno uscisse dal reggiseno, guidandolo delicatamente verso la tua bocca. “Succhia, tesoro,” sussurrò, la voce carica di un desiderio che non cercava di nascondere. “So che ti fa rilassare.”

La tua bocca si chiuse sul suo capezzolo, caldo e invitante, e il suo gemito riempì la stanza. Barbara ti coccolava, ma il suo corpo tradiva un’eccitazione crescente. La sua mano scese, trovando la tua erezione sotto i jeans. “Lo hai bello grosso per la tua età,” mormorò, con un sorriso malizioso. Con movimenti esperti, liberò il tuo membro, avvolgendolo con la sua mano calda. Iniziò a muoverla lentamente, con una sensualità che ti fece perdere la testa.

“Bravo, bambino,” sussurrava, mentre tu continuavi a succhiare il suo seno, perso in un vortice di sensazioni. “Stai meglio così, tesoro?” Ma non si fermò lì. Con un lampo negli occhi, si alzò leggermente, abbassandosi le mutandine. “Forse vorresti baciare la vagina della mammina?” chiese, la voce roca di desiderio.

Ti fece scivolare sul pavimento, tra le sue gambe, e ti mostrò la sua intimità, umida e invitante. “Ne hai mai vista una, tesoro? Ti piace la mia?” Non aspettasti un invito ulteriore. La tua lingua trovò il suo clitoride, e il suo gemito di piacere ti incoraggiò a continuare. “Sei bravissimo,” ansimò, le mani nei tuoi capelli, guidandoti mentre il suo corpo tremava.

Ma Barbara voleva di più. “Tesoro,” disse, prendendoti il viso tra le mani, “hai mai scopato seriamente una donna?” Senza aspettare una risposta, ti guidò verso di lei. Ora eri in piedi, il tuo membro duro come il marmo, mentre lei, seduta sul divano, apriva le gambe. I suoi occhi ti sfidavano, ti desideravano. “Sai cosa vuole la mammina, vero?”

Con un misto di eccitazione e dolcezza, la penetrasti. Il suo gemito riempì la stanza, e il ritmo dei vostri corpi si sincronizzò in una danza primitiva. “Succhiami la tetta mentre mi scopi, cucciolo,” ti incitò, e tu obbedisti, perso nel suo calore. I suoi gemiti crebbero, fino a un grido: “Oddio, sto venendo!”

Ma prima che potessi raggiungere il culmine, Barbara ti fermò. “Non puoi venirmi dentro, cucciolo,” disse, con un sorriso malizioso. “Voglio bere il tuo latte.” Si inginocchiò, prendendoti in bocca con una voracità che ti fece quasi crollare. Le sue labbra, la sua lingua, ti portarono al confine del piacere, fino a quando non esplodesti, e lei accolse ogni goccia con un gemito soddisfatto.

“Che buono…” mormorò, leccandosi le labbra. Poi ti attirò a sé, stringendoti tra le sue braccia. “Bravo, cucciolo,” sussurrò, accarezzandoti dolcemente. “Ora sei più rilassato, vero?” Ti coccolò, il suo calore che ti avvolgeva come una coperta. “Dolce cucciolo… bravo…”

E in quel momento, tra le sue braccia, il mondo fuori smise di esistere.

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