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Racconto Erotico – Ho fatto sesso con il mio capo

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Sei il sovrano di un impero milionario, un uomo che emana potenza e desiderio, il tuo carisma è un’arma affilata. Il tuo ufficio è un santuario di lusso: vetrate che dominano la città, una scrivania di mogano lucido che riflette la luce del sole, il profumo di cuoio e legno aleggia nell’aria. Ogni tuo ordine è legge, i tuoi dipendenti pedine che si muovono al tuo comando. Ma oggi, una sorpresa sta per cambiare la tua routine.

Un colpo leggero alla porta. Alzi lo sguardo, e mi vedi entrare. Sono Barbara, 29 anni, una delle tue segretarie, in azienda da appena due mesi. I tuoi occhi mi scrutano, e per un istante sembri non riconoscermi. Non mi sorprende: il tuo mondo è un vortice di volti, e io sono solo una tra tanti. Ma il mio corpo cattura la tua attenzione. Lo capisco dal modo in cui il tuo sguardo si sofferma sulla mia camicetta di seta bianca, appena scollata, che accarezza il mio seno prosperoso, una quarta che si erge fiera, i capezzoli appena accennati sotto il tessuto. Mi piace sentirmi desiderabile, con un’eleganza che stuzzica senza mai scadere nel volgare.

Avanzo verso di te, i tacchi alti risuonano sul parquet come un battito sensuale. Le mie curve sono un’arma che non nascondo: il ventre piatto, i glutei sodi che la gonna nera aderente scolpisce con precisione, le gambe lunghe si muovono con grazia felina. So che il mio aspetto ha aperto le porte di questo lavoro, e ne sono consapevole mentre mi avvicino. “Signore,” dico, la voce un sussurro vellutato, “le ho portato i documenti da firmare.” Mi posiziono alla tua sinistra, piegandomi leggermente per poggiare i fogli sulla scrivania. Il movimento tende la camicetta, rivelando il contorno del mio seno, e il mio profumo di vaniglia ti avvolge, dolce e inebriante. I miei capelli castani, mossi e setosi, sfiorano il tuo viso, lasciando una scia di calore.

Tu, impeccabile nel tuo completo sartoriale, firmi i documenti con gesti rapidi, il tuo profumo di sandalo e muschio che mi stordisce. Me li porgi, e io mormoro un “Grazie, signore,” avviandomi verso l’uscita. Ma, in un momento di goffaggine, i fogli mi scivolano dalle mani, sparpagliandosi sul pavimento. “Uffa, che sbadata,” sussurro, il viso mi si accende di un rossore caldo. Mi chino per raccoglierli, dandoti le spalle. La gonna si tende sul mio sedere, disegnandone ogni curva con una precisione che sembra scolpita. Sento il tuo sguardo, una carezza invisibile che mi fa rabbrividire, accendendo un fuoco tra le mie cosce.

Ti alzi, il tuo passo deciso che risuona. “Lascia, ti aiuto,” dici, la voce bassa, con un’ombra di divertimento che mi fa tremare. Ci inginocchiamo insieme, le nostre mani si sfiorano mentre raccogliamo i fogli. Alzo gli occhi e incontro i tuoi: il tuo sorriso canzonatore mi trafigge, e il mio viso si infiamma. Sei così vicino che posso sentire il calore del tuo corpo, il tuo respiro che sa di caffè e desiderio. Ho fantasticato su di te, sola nella mia vasca da bagno, immaginando le tue mani che esplorano la mia pelle. Ora, quel sogno sembra pericolosamente vicino.

Ci rialziamo, i fogli stretti al mio petto. “Ricordami il tuo nome,” dici, i tuoi occhi non lasciano i miei, profondi e magnetici. “Barbara, signore. Sono una delle sue nuove segretarie,” rispondo, la voce tremante, lo sguardo che scivola verso il pavimento. “Imparerai presto,” replichi, la tua voce è come seta ruvida. “Non c’è bisogno di imbarazzarti.” Ma poi la tua mano si posa sulla mia spalla, un contatto che mi fa sobbalzare. Scivola lenta lungo la mia schiena, seguendo la curva della spina dorsale, fino a fermarsi sul mio sedere, stringendolo con una sicurezza che mi mozza il fiato.

Resto pietrificata, il desiderio che si scontra con la sorpresa. Ho sognato questo momento, ma la tua audacia mi travolge. “Ha ragione, signore,” sussurro, il mio volto è in fiamme, gli occhi fissi sul pavimento. “Con i suoi insegnamenti, imparerò presto.” Sento il rigonfiamento nei tuoi pantaloni, una promessa dura che fa pulsare la mia intimità, già bagnata di desiderio. Ti avvicini ancora, il tuo calore mi avvolge come una coperta. Con l’indice mi sollevi il mento, costringendomi a guardarti. I tuoi occhi sono pozzi di fuoco, e il mondo esterno svanisce.

Le nostre labbra si sfiorano, un contatto elettrico che esplode in un bacio famelico. La tua lingua invade la mia bocca, calda, decisa, intrecciandosi alla mia in un duello di desiderio. “Mmm,” gemo piano contro di te, assaporando il tuo gusto. I nostri corpi si premono l’uno contro l’altro, i tuoi muscoli duri contro la mia pelle morbida. Le tue mani scivolano sul mio sedere, lo accarezzano con lentezza, poi lo stringono con forza, facendomi sfuggire un “Aaah” di piacere. “Ti piace, vero?” mormori, la voce roca, le tue labbra sfiorano il mio orecchio. “S-sì, signore,” balbetto, il mio cuore martella nel petto.

Con un gesto improvviso, mi sollevi di peso, le tue braccia forti mi tengono come se fossi di seta. Mi posi sulla scrivania, il legno fresco contro le mie cosce accaldate. Non smetti di baciarmi, la tua lingua esplora ogni angolo della mia bocca con una passione che mi fa girare la testa. “Toglitela,” ordini, indicando la camicetta. Con dita tremanti, slaccio i bottoni, il tessuto scivola via rivelando il mio reggiseno di pizzo nero. Tu lo sganci con un gesto esperto, liberando i miei seni pieni, sodi, i capezzoli rosa chiaro che si ergono sotto il tuo sguardo rapito. “Cazzo, sei perfetta,” dici con la voce intrisa di desiderio, mentre ti fermi a contemplarli, il tuo respiro si fa più pesante.

Le tue mani si infilano sotto la mia gonna, trovando il perizoma di seta. Lo strappi con un movimento secco, il tessuto si lacera con un suono che mi fa sobbalzare. “Aaah!” esclamo, sorpresa ed eccitata. Ora sono mezza nuda, vulnerabile, esposta sulla tua scrivania, la gonna arrotolata sui fianchi, le gambe aperte verso di te. La mia fica è un fiore roseo, bagnato, che pulsa sotto il tuo sguardo. Mi tocco, infilando un dito dentro di me, muovendolo lentamente mentre ti fisso. “Aaah… mhm…” gemo, i miei gemiti riempiono l’ufficio. “Ti piace guardarmi, vero, capo?” sussurro, provocante, mentre con il piede destro, scalzo e con le unghie laccate di rosso, sfioro il tuo inguine, sentendo la tua erezione dura come acciaio.

“Piccola provocatrice,” ridi, un suono basso e pericoloso, mentre slacci i pantaloni. Quando il tuo membro si rivela, resto senza fiato: è magnifico, turgido, venoso, la cappella lucida e invitante, le palle gonfie e cariche. “Oddio, capo… è stupendo,” mormoro, aumentando il ritmo dei miei movimenti, il dito scivola dentro e fuori, i miei gemiti che si fanno più forti: “Aaah… aaah…” Tu sei ancora in giacca e camicia, ma sotto sei nudo, una visione che mi manda in tilt. “Ti prego, dammelo,” imploro, tirandoti verso di me con le gambe, le cosce che si stringono attorno ai tuoi fianchi. Sento il tuo calore contro il mio, la tua cappella che sfiora la mia intimità, ma non entri ancora. “Non così in fretta,” dici con un sorriso crudele sulle labbra. “Voglio farti impazzire.”

Decido di provocarti ancora. Mi sfilo le scarpe, i miei piedi morbidi e curati accarezzano il tuo membro. Li muovo con lentezza, la pelle liscia scivola lungo la tua asta, sfiorando le palle con delicatezza. “Aaah, guarda come sei duro,” sussurro, godendo della tua espressione di piacere. La tua cappella spunta a ogni movimento, lucida di desiderio, e io immagino il tuo sperma caldo sul mio viso, nella mia bocca. “Ti piace, vero? Dimmi che ti piace,” dico, la voce carica di malizia. “Cazzo, sì,” gemi, la voce spezzata, “continua così, Barbara.”

Ma non resisto più. “La vuoi la mia fichetta?” chiedo, mostrandoti la mia intimità rosea, depilata, bagnata con le labbra gonfie di desiderio. “Guardala, capo, è tutta per te.” Tu non rispondi, ma con un gesto deciso mi allarghi le gambe, le tue mani forti mi aprono come un libro. Punti il tuo membro contro di me, la cappella preme contro la mia vagina. “Aaah!” gemo quando inizi a entrare, piano, centimetro dopo centimetro, il tuo spessore mi riempie. “Capo sei un porco, è davvero grosso!,” ansimo, travolta dall’estasi. “Ti piace, eh?” ridi, spingendoti più a fondo. Quando sei tutto dentro, i tuoi peli pubici mi accarezzano, le tue palle calde contro di me, mi sento completa. “Muoviti, ti prego,” imploro, le mie unghie graffiano la scrivania.

Inizi a spingere, lento, profondo, ogni affondo che mi strappa un “Aaah… aaah…” Le tue mani stringono i miei fianchi, guidandomi nel ritmo. “Cazzo, sei stretta,” gemi, mentre mi baci con passione, la tua lingua invade la mia bocca. “E tu sei… aaah… così duro,” rispondo tra i gemiti, le mie gambe si avvolgono attorno a te. I tuoi colpi diventano più forti, regolari, il suono della nostra pelle che si scontra riempie l’ufficio. Con i piedi accarezzo il tuo sedere, sentendo i muscoli tesi sotto le mie dita, accompagnando ogni tuo movimento. “Dammi di più, capo,” sussurro, mordendomi il labbro.

Ma voglio prendere il controllo. Ti spingo via, il tuo membro esce dalla mia fichetta con un suono umido. “Sdraiati,” ordino, indicando il tappeto morbido. Tu esiti, poi obbedisci, il tuo membro è svettante come una colonna di marmo, lucido dei miei umori. Mi posiziono sopra il tuo viso, la mia fica è a pochi centimetri dalla tua bocca. “Leccala, capo,” comando, spingendola contro di te. La tua lingua calda mi fa impazzire, scivola tra le mie labbra, succhia il mio clitoride con una precisione che mi strappa un “Aaah… oddio, sì!” Spingo più forte, cavalcando la tua bocca. “Così, capo, leccami tutta… aaah!” gemo, mentre tu gemi contro di me, la tua lingua si infila dentro, esplorando ogni angolo. “Smettila di toccarti,” ti ammonisco, vedendo la tua mano sul membro. “Voglio quel cazzo dentro di me.”

Mi sposto, mi inginocchio sopra di te, il tuo membro svetta sotto di me. “Guardami, capo,” dico, abbassandomi lentamente, la mia vagina avvolge la tua cappella. “Aaah!” gemo quando mi impalo, prendendolo tutto dentro con un movimento fluido. Inizio a muovermi, cavalcandoti al ritmo che desidero, le mani che accarezzano il tuo petto, pizzicandoti i capezzoli. “Ti piace, vero, capo?” sussurro, vedendo il tuo viso contorto dal piacere. “Cazzo, Barbara, sei una dea,” gemi, le tue mani afferrano i miei fianchi, guidandomi più forte. “Aaah… aaah… sei così forte!” rispondo, i miei seni rimbalzano ad ogni movimento, i miei capezzoli sfiorano la tua camicia.

Non reggo più. “Sto per venire, capo… aaah!” urlo, il ritmo si fa frenetico. Sento il tuo membro pulsare, sempre più duro. “Vieni con me,” gemi, e l’orgasmo ci travolge insieme, un’esplosione che mi lascia tremante, il tuo sperma mi riempie. “Aaah… oddio…” ansimo, crollando su di te, il respiro spezzato.

Quando tutto finisce, ci rivestiamo in silenzio. Io riprendo i miei fogli, sorridendo soddisfatta. Sto per uscire, quando mi chiami: “Signorina Barbara, domattina me li riporta lei i documenti, vero?” Io sorrido, maliziosa. “Certo, capo. Domani sarò meno imbranata.” Ci scambiamo un ultimo sguardo complice, poi esco, il cuore mi batte forte, già pregustando il nostro prossimo incontro.

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