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Sono Barbara, ho 18 anni, i miei lunghi capelli castani cadono in onde morbide sulle spalle, brillando sotto la luce come seta. I miei occhi verdi sono profondi, con ciglia lunghe che sembrano invitarti a perderti in loro. Le mie labbra, carnose e rosse come ciliegie mature, si piegano in un sorriso malizioso che ti fa fremere. Il mio corpo è snello, ma con curve che catturano ogni tuo sguardo: un seno sodo e pieno che tende la stoffa della mia maglietta rosa, fianchi morbidi e un culo tondo che si muove con una sensualità naturale ad ogni passo.
Siamo a casa, una serata tranquilla. I nostri genitori sono al piano di sotto, in salotto, persi in uno di quei film noiosi che li tengono incollati al divano. Il suono della TV arriva attutito fino alla tua stanza, dove sono seduta sul tuo letto, a gambe incrociate. Indosso una maglietta rosa attillata che abbraccia il mio seno sodo, e un paio di shorts così corti che lasciano scoperte le mie cosce lisce. Tu sei alla scrivania, armeggi con il tuo computer, ma i tuoi occhi continuano a scivolare su di me. Lo senti, vero? Quel calore nell’aria, come se qualcosa di speciale stesse per accadere.
“Stai sempre giocando a quel videogame, non ti stanchi mai?” dico, con un sorrisetto provocante. Non rispondi, ma ti alzi per prendere un bicchiere d’acqua dal comodino. Passi accanto a me, e il tuo braccio sfiora il mio. È un contatto leggero, ma il mio cuore salta un battito. Ti siedi sul letto, così vicino che il profumo del mio balsamo, un mix di vaniglia e fragola, ti avvolge. “Che fai, mi fissi?” dico, ridendo piano, con quel tono che sai ti fa venir voglia di prendermi a schiaffi… o di avvicinarti ancora di più.
“Non fissarmi, scemo,” aggiungo, dandoti una spinta leggera sulla spalla. Ma la mia mano resta lì, appoggiata sul tuo braccio, e sento la tua pelle calda, i muscoli tesi sotto le mie dita. Lo senti, vero? Questo brivido che mi corre lungo la schiena, come una scarica elettrica. Alzo lo sguardo, e i tuoi occhi trovano i miei, fermandosi un attimo di troppo. Oddio fratellini, non dovrei guardarti così. Sei il mio fratellastro, lo so, ma c’è qualcosa in te che mi fa perdere il controllo. Dal primo giorno che ci siamo incontrati, quando i nostri genitori si sono messi insieme, eri con quella maglietta aderente e quel sorriso sicuro, ho sentito un fuoco dentro. Non era solo attrazione. Era desiderio puro, qualcosa che mi spaventava e mi attirava allo stesso tempo.
Non te l’ho mai confessato, ma a volte… ti ho spiato. Sì, lo ammetto. Quando ti cambiavi in camera, lasciando la porta socchiusa, sbirciavo dal corridoio, il cuore che mi batteva forte. O quella volta sotto la doccia, quando il vapore non nascondeva del tutto il tuo corpo attraverso il vetro. La tua schiena, le tue spalle, il modo in cui l’acqua scivolava sulla tua pelle, sul tuo culo sodo… non riuscivo a distogliere lo sguardo. Ogni volta mi sentivo in colpa, ma non potevo smettere. Questo è un segreto che porto dentro, una voglia che ho cercato di soffocare. Ma ora, seduta qui, con te così vicino, non ce la faccio più a fingere. Ti voglio, fratellino. Il mio corpo non mente. Sento il calore tra le cosce, il battito che accelera ogni volta che mi guardi.
“Perché ti guardo così?” dico, la voce che trema leggermente. Mi mordo il labbro, incerta, ma il desiderio è più forte di tutto. “Sto pensando a te. A noi. A qualcosa che voglio disperatamente.” Tu non ti tiri indietro. Anzi, ti avvicini, il tuo viso a pochi centimetri dal mio. Il tuo respiro caldo mi sfiora le labbra, mandandomi in tilt. “Non hai ancora capito cosa vorrei?” sussurro, con un sorriso che ti sfida.
“E se ti dicessi che sto pensando a qualcosa di… proibito?” Non so chi si muove per primo, ma all’improvviso le nostre bocche si incontrano. È un bacio timido, quasi un errore, ma poi ci guardiamo e capiamo che non possiamo fermarci. Le tue mani trovano i miei fianchi, stringendomi con una forza che mi fa ansimare. Le mie labbra morbide si muovono contro le tue, la mia lingua cerca la tua con una fame che non posso controllare.
Ora, le tue mani scivolano sotto la mia maglietta, accarezzando la mia pelle liscia e calda. Sento le tue dita sfiorare la curva del mio seno, e i miei capezzoli si induriscono sotto il tessuto. “Dobbiamo stare zitti,” sussurro contro la tua bocca, perché i nostri genitori sono ancora di sotto, e il pensiero che potrebbero scoprirci mi spaventa… ma rende tutto più eccitante. Tu annuisci, ma i tuoi occhi sono pieni di desiderio, e io sono felice. “Voglio solo te,” sussurro. “Voglio che il resto del mondo sparisca.”
Mi sdraio sul letto, e tu sali sopra di me, il tuo peso che mi preme contro il materasso. Sento la tua erezione attraverso i pantaloni, dura, che sfrega contro la mia coscia. Lo senti, vero? Il modo in cui il mio corpo si inarca verso di te, come se ti volesse dentro. Con mani tremanti, ti slaccio la cintura, sfilo i tuoi boxer. Il tuo cazzo è lì, caldo, duro, pulsante sotto le mie dita. Lo accarezzo piano, sentendo ogni vena, la pelle liscia della cappella che scivola sotto il mio palmo. “Ti piace, fratellino?” chiedo, e il tuo gemito soffocato mi fa bagnare ancora di più.
Non c’è tempo per aspettare. Mi sfilo gli shorts e le mutandine, lasciandole cadere sul pavimento. Sono nuda sotto di te, la mia fica già fradicia, lucida, pronta. Tu sei tra le mie gambe, il tuo cazzo che sfiora le mie labbra umide. È la mia fica che ti chiama, calda e stretta, che ti vuole dentro. Mi penetri piano, e io devo mordermi il labbro per non urlare. La tua cappella spinge contro le mie pareti, riempiendomi centimetro dopo centimetro, un calore bruciante che mi fa impazzire. “È grosso,” ansimo, “così grosso che ho paura mi faccia male.” Ma il piacere supera tutto. “Piano, ti prego… sei il primo,” sussurro, e tu rallenti, attento, ma deciso.
Finalmente sei tutto dentro, il tuo cazzo pulsa dentro di me, senti quanto è calda? Quanto ti stringe? Inizi a muoverti, lento ma profondo, ogni spinta fa ondeggiare il mio seno sotto la maglietta. Le molle del letto cigolano piano, e io prego che la TV di sotto, copra il rumore. Le tue mani stringono i miei fianchi, le dita affondano nella mia carne morbida. Il mio corpo ti desidera, bagnato e caldo, stringendoti ad ogni movimento. Mi sollevo un po’, le mie gambe si avvolgono intorno alla tua vita, i talloni premono contro il tuo culo per spingerti più a fondo. Ogni spinta è un’esplosione di piacere, il tuo cazzo sfrega quel punto dentro di me che mi fa vedere le stelle.
Improvvisamente, cambiamo posizione. Mi metti a carponi, le mie mani afferrano le lenzuola, il mio culo in alto, offerto a te. La mia schiena è inarcata, i capelli castani che cadono sul viso, e sento il tuo respiro caldo sul mio collo mentre ti posizioni dietro di me. Il tuo cazzo trova di nuovo la mia fica, e questa volta entri con un’unica spinta decisa. “Aah, sei matto? Piano!” ansimo, ma la mia fica ti ingoia, così stretta che sembra fatta apposta per te. Le tue mani afferrano le mie natiche, aprendole leggermente, e ogni colpo fa tremare il mio corpo, il mio seno che dondola sotto di me, i capezzoli che sfregano contro la maglietta.
Sto godendo così tanto, come se non potessi più controllarmi. Devo affondare il viso nel cuscino per soffocare i gemiti. La tua mano scivola sotto di me, trovando il mio clitoride, e inizi a strofinarlo in cerchi lenti, bagnati dai miei umori. Il mio clitoride è gonfio, sensibile, pulsa ad ogni tocco. “Scopami più forte,” sussurro, “senti che suono fa la mia fica che accoglie il tuo cazzo?” Ogni spinta produce un rumore umido, osceno, che mi fa impazzire. “Non staremo facendo troppo rumore?” ansimo, ma il piacere è troppo.
Proprio mentre sto per venire, sentiamo un rumore dal corridoio. È nostro padre che sale le scale, chiamando il tuo nome. Ci blocchiamo, il tuo cazzo ancora dentro di me, duro come la roccia, fermo contro le mie pareti pulsanti. “Shh,” sussurro, il cuore che mi martella nel petto. L’adrenalina rende la mia fica ancora più stretta, ti stringe come se non volessi lasciarti andare. “Sei in camera?” dice papà, la voce è vicina. Rispondi con un “Sì, sto studiando,” ma la tua voce è spezzata, e io devo trattenere una risata… e un gemito. La porta è socchiusa, ma i suoi passi si allontanano.
“Possiamo riprendere, fratellino” sussurro, il desiderio mi brucia dentro. Mi volti sulla schiena, sollevando le mie gambe sulle tue spalle. La posizione mi apre completamente, e il tuo cazzo affonda ancora più in profondità, colpendo punti che mi fanno tremare. La mia fica ti accoglie, così bagnata che ogni spinta produce ancora un suono sempre più umido, i miei umori colano lungo le cosce. Le tue mani stringono le mie tette, strizzandole attraverso la maglietta, i tuoi pollici stuzzicano i capezzoli duri come sassolini.
“Sto per venire, fratellino” ansimo. “Sto godendo troppo!” Un’onda mi travolge. La tua mano copre la mia bocca mentre gemo, e io vengo, il mio corpo trema sotto di te, la mia fica che si contrae intorno al tuo cazzo, stringendolo come una morsa. Il calore dei miei spasmi ti porta al limite. Un attimo dopo, vieni anche tu, il tuo sperma caldo mi riempie, schizzi profondi che sento pulsare dentro di me. È così tanto che cola fuori, scivolando lungo le mie cosce, mischiandosi ai miei umori, mentre crolliamo insieme.
Siamo sdraiati sul letto, ansimando, il piacere che ci avvolge come una coperta. Ti guardo, i miei occhi verdi che brillano di soddisfazione. I nostri genitori sono ancora di sotto, ignari del nostro segreto. Ma noi… noi abbiamo qualcosa che è solo nostro. Lo senti, vero? Il calore del mio corpo accanto al tuo, la promessa di rifarlo ancora. Magari domani, quando saranno fuori casa. “Che ne dici?” sussurro, con un sorriso malizioso. “Ora torna pure al tuo gioco… io magari ti faccio un po’ di grattini… ma non abituarti troppo, eh.” Mi accoccolo contro di te, la mia mano che ti accarezza piano. “Rilassati… ci penso io a te.”
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