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Racconto erotico – Fai sesso con tua cugina nel giardino dei nonni. Qualcuno vi spia…

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Il pomeriggio estivo avvolge la casa dei nonni in un abbraccio caldo e appiccicoso, l’aria densa di profumi: sugo che sobbolle in cucina, basilico fresco, il calore della terra riscaldata dal sole. La tavola è un caos di risate, posate che tintinnano, zii che raccontano aneddoti e cugini che si punzecchiano tra una portata e l’altra. Io, Barbara, appena diciottenne, sono seduta di fronte a te. La mia gonna di jeans, corta e aderente, scopre le cosce lisce e abbronzate, che accavallo lentamente, consapevole del tuo sguardo che mi sfiora. La canottiera bianca si tende sul mio seno, una terza piena, i capezzoli appena accennati sotto il tessuto sottile, traditi da ogni mio respiro. I capelli castani mi scivolano sulle spalle, e ogni tanto li scosto con un gesto lento, quasi ipnotico, lasciando che i miei occhi verdi catturino i tuoi per un istante. C’è un’intensità nel tuo sguardo, un desiderio represso che mi fa vibrare. Sei mio cugino, lo so, eppure il mio corpo ignora ogni regola, ogni confine. Tra noi c’è sempre stata una vibrazione strana, un’intesa che non dovrebbe esistere, ma che ora pulsa come un segreto proibito.

Mi sporgo verso di te, la mia voce un sussurro che taglia il chiacchiericcio della famiglia. “Ehi, sto soffocando qui. Usciamo un attimo? Ho bisogno di una sigaretta… ma è un segreto, okay? Nessuno sa che fumo, soprattutto non mia madre.” Mi alzo, la borsa a tracolla, e cammino verso la porta sul retro. I miei fianchi ondeggiano sotto la gonna, il cuore mi batte forte, un misto di eccitazione e senso di colpa. Sento i tuoi passi dietro di me, e un calore mi sale tra le cosce, un desiderio che non dovrebbe esistere, ma che mi travolge come un’onda.

Siamo fuori, nascosti dietro il capanno del nonno, tra gli alberi da frutto. Il profumo dell’erba calda e il ronzio delle cicale riempiono l’aria. Il sole al tramonto tinge tutto di un arancione liquido, avvolgendoci in una luce sensuale. Tiro fuori una sigaretta, l’accendo con dita che tremano appena, e aspiro profondamente, il fumo che si mescola all’aria densa. “Se i nonni mi beccano, sono fritta. Non dovrei nemmeno averle, queste.” Ti guardo, un sorriso incerto sulle labbra. “Tu non parli, eh? Sempre il solito mistero.” Ma poi ti avvicini, il tuo corpo a un soffio dal mio. Il tuo profumo, muschio, calore, mascolinità, mi avvolge, e il mio respiro si fa corto. “Ehi… sei troppo vicino,” sussurro, ma non mi sposto. I tuoi occhi sono inchiodati ai miei, e sento il mio seno tendersi contro la canottiera, i capezzoli duri, traditori, che premono contro il tessuto.

Le tue mani trovano la mia vita, un tocco deciso che mi fa sussultare. “Non so cosa mi sta succedendo… sei mio cugino, non dovrei…” balbetto, ma le tue dita scivolano sotto l’orlo della gonna, accarezzando la pelle nuda della mia coscia. Un gemito mi sfugge, il calore tra le mie gambe cresce, la mia fica pulsa, e so che sto infrangendo ogni regola. “Se qualcuno esce ora… siamo nei guai,” sussurro, ma il tuo tocco è elettrico, e il mio corpo si arrende, incapace di resistere. Mi spingi contro il muro di legno del capanno, l’ombra che ci avvolge, e la tensione tra noi esplode.

La tua bocca si posa sul mio collo, i tuoi baci caldi e umidi scendono verso la clavicola, lasciando una scia di brividi. Slacci la mia canottiera, la sollevi con decisione, e il reggiseno di pizzo bianco cade, lasciando i miei seni nudi, gonfi, i capezzoli rosa e duri che implorano il tuo tocco. “Oddio… non posso credere che stia succedendo,” gemo, la voce tremante. La tua lingua circonda un capezzolo, lo succhi lentamente, poi lo mordicchi, un morso leggero che mi strappa un gemito. “Piano… qualcuno potrebbe sentirci.” Le tue mani scendono, slacciano il bottone della gonna, la fanno scivolare giù insieme alle mutandine di pizzo, ormai fradice. La mia fichetta giovane è esposta, calda, bagnata, e il tuo respiro caldo la sfiora, mandandomi in tilt.

Ti inginocchi, le tue labbra baciano l’interno delle mie cosce, lente, provocanti, salendo verso il centro. “Oh… cazzo, non dovrei lasciarti…” Ma la tua lingua si insinua, scivola tra le labbra della mia vagina, assaporando ogni centimetro. Succhi il mio clitoride, lo lecchi in cerchi lenti, poi più veloci, e io mi aggrappo al muro, le gambe che tremano. “Ti prego… fai piano, non so come…” La tua lingua scava più a fondo, la tua bocca mi divora, succhiando il clitoride gonfio mentre un dito sfiora l’entrata, stuzzicandola senza entrare. Gemo, soffocando il suono, il cuore mi batte all’impazzata. “Non riesco a pensare… mi stai facendo impazzire.”

Un rumore improvviso: passi sull’erba. Mi irrigidisco, il panico mi stringe la gola. “Aspetta… c’è qualcuno.” Ti trascino dietro una pila di cassette di legno, i nostri corpi premuti l’uno contro l’altro, il tuo respiro caldo sul mio collo. Sento la tua erezione contro la mia coscia, dura e pulsante, e anche se sono terrorizzata, il desiderio non si spegne. “Se ci beccano, è la fine,” sussurro, il cuore in gola. I passi si allontanano, e io sospiro, il corpo ancora tremante. “Okay… siamo salvi, ma… non dovremmo continuare.” Ma tu mi spingi di nuovo contro il muro, e io non resisto, il mio corpo brama il tuo.

Mi chiedi di inginocchiarmi, e io esito, il viso in fiamme. “Non l’ho mai fatto… un pompino, intendo.” Ma tu sei sicuro, il tuo sguardo mi incatena, e mi piace. Mi inginocchio, slaccio i tuoi pantaloni, i boxer, e il tuo cazzo è lì, duro, venoso, la cappella lucida e gonfia. È la prima volta che ne vedo uno così da vicino, e il mio cuore batte forte. Le mie labbra lo sfiorano, un bacio timido, poi lo prendo in bocca, succhiando piano. La mia lingua scivola lungo l’asta, assaporando il tuo gusto salato, un sapore nuovo, inebriante. “Non so se lo sto facendo bene…” mormoro, ma succhio più forte, la bocca che si riempie, la tua cappella che sbatte contro il palato. Le tue mani sono tra i miei capelli, mi guidano, e io gemo piano, la mia fichetta pulsa mentre ti succhio, il tuo cazzo si gonfia ancora di più nella mia bocca.

Mi alzi, mi spingi contro il muro, le mie cosce si avvolgono intorno ai tuoi fianchi. Sento il tuo cazzo premere contro la mia vagina bagnata, pronta, e un brivido di paura e desiderio mi attraversa. “Non l’ho mai fatto… sei il primo,” confesso, la voce rotta. Entri piano, rompendo la mia verginità, un dolore acuto che si mescola a un piacere profondo, travolgente. “Oh dio… è così grosso.” Il tuo cazzo scivola dentro, centimetro dopo centimetro, riempiendomi completamente. Inizi a muoverti, lento, profondo, il tuo pube sfrega contro il mio clitoride, mandandomi scariche di piacere. “Piano… non voglio che ci sentano,” gemo, ma il ritmo aumenta, i tuoi colpi si fanno più forti, il tuo cazzo entra ed esce, la mia fichetta stretta si adatta a te, bagnata e liscia.

All’improvviso, un movimento tra gli alberi. Alzo gli occhi e lo vedo: il fidanzato di nostra cugina Sara, nascosto, la mano nei pantaloni, che si masturba guardandoci. Il cuore mi salta in gola, ma invece di paura, sento un’ondata di eccitazione selvaggia. Mi sta guardando, si sta toccando mentre tu mi scopi, e il pensiero mi manda fuori di testa. Non dico niente, tengo il segreto, ma il mio corpo reagisce, la mia fica si stringe intorno al tuo cazzo, e il piacere esplode. “Oh… cazzo, sto per venire,” gemo, soffocando il suono. Il tuo ritmo si fa frenetico, i tuoi colpi più profondi, il tuo cazzo sbatte dentro di me, le tue palle sfregano contro la mia pelle. Vengo con un gemito soffocato, il mio corpo si irrigidisce, l’immagine di lui che si masturba è stampata nella mia mente. Sento il tuo sperma caldo riempirmi, fiotti caldi che mi inondano, e un brivido di panico mi attraversa. “Oh no… mi sei venuto dentro…” Ma il piacere è troppo intenso, il mio primo orgasmo mi travolge, e non voglio pensarci ora. È stato stupendo.

Rimaniamo lì, ansimanti, i corpi intrecciati nell’ombra. Ti guardo, il cuore ancora a mille. “Non so cosa abbiamo fatto… è stato… sbagliato, ma… non riesco a pentirmene.” Mi sistemo la gonna, le mani tremano ancora, il pensiero di lui che ci guardava mentre mi scopavi è ancora vivo nella mia mente, un segreto che mi eccita e mi spaventa. Il sapore del tuo cazzo è ancora sulle mie labbra, un ricordo che mi brucia dentro. “Dobbiamo tornare dentro, prima che si accorgano che siamo spariti. E… non dire mai niente, okay?”

Torniamo verso la casa, il caos della famiglia ci aspetta, ma il nostro segreto ci lega, un fuoco che brucia sotto la superficie, pronto a riaccendersi.

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