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Scena sensuale da un racconto erotico BDSM: la padrona Barbara domina con stile. Leggi il racconto completo!

Racconto Erotico – Sono la tua fidanzata padrona, guardami scopare, ma poi…

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Ti ritrovi inginocchiato sul pavimento del salotto, come ti ho ordinato. Sono Barbara, la tua padrona, e tu sei mio, completamente mio. La gabbietta metallica stringe il tuo cazzetto inutile, premendo contro la pelle sensibile, schiacciando i peli pubici e intrappolando ogni possibile erezione in un tormento frustrante. Il metallo freddo morde la tua carne, e l’odore del tuo sudore si mescola a una frustrazione acida che ti fa tremare. Davanti a te, mi ergo come una dea crudele, avvolta in un vestitino rosa aderente e succinto, che accarezza le mie curve nel calore opprimente della stanza. Il mio profumo di vaniglia ti invade le narici, un’essenza dolce e inebriante che amplifica la tua eccitazione, facendoti pulsare inutilmente nella prigione. I miei capelli castani e mossi mi cascano sulle spalle, incorniciando un seno prosperoso, una quarta piena che preme contro il tessuto sottile, con i capezzoli eretti e visibili come punte di desiderio. Le mie cosce lisce e sode emergono dal bordo del vestito, e i tacchi alti echeggiano sul pavimento mentre mi muovo intorno a te, un predatore che gioca con la preda.

“Guardati, mio caro,” mormoro con una risata bassa e tagliente, la voce che ti trafigge come una lama. “Così patetico, con quel cazzetto chiuso in gabbia. Non sei niente senza di me, vero?” Il calore dell’umiliazione ti sale al viso, bruciandoti le guance, mentre il tuo cazzetto pulsa contro le sbarre, un misto di dolore e desiderio che ti fa contrarre i muscoli. “Sono un po’ cattiva, lo so… ma so anche che ti piace, eh?” aggiungo, con un ghigno che ti fa fremere di vergogna eccitata.

Il suono del campanello squarcia l’aria, e il mio sorriso si allarga, malizioso. “Oh, sono arrivati i miei ospiti,” annuncio, e il tuo cuore accelera, un terrore misto a eccitazione che ti stringe lo stomaco. “Alzati, caro, e accoglili come si deve.” Obbedisci, le gambe tremanti, aprendo la porta a due uomini imponenti. I loro occhi ti squadrano con disprezzo divertito, il loro odore maschile, colonia costosa mista a sudore virile, riempie la stanza, sovrastando il tuo. Sono alti, muscolosi, alpha puri, e tu ti senti minuscolo, impotente, esposto nella tua gabbietta.

“Spogliati,” ordino, con un sorriso crudele che ti fa gelare il sangue. “Mostra a questi uomini cosa sei.” Le tue mani tremano mentre ti denudi, il cazzetto imprigionato che balza alla vista, umiliato sotto i loro sguardi. “Guardatelo mentre si spoglia,” rido, e l’aria si riempie del loro divertimento condiviso, un’onda di scherno che ti fa bruciare il viso di vergogna profonda. “Non è nemmeno un uomo, lo so. Solo un giocattolo, il mio dolce giocattolino.” Il tuo cazzetto sembra esplodere nella gabbietta, il desiderio represso che ti porta sull’orlo delle lacrime, un’umiliazione psicologica che ti eccita in modo perverso, facendoti sentire vivo solo nella tua nullità.

“Seguimi,” ti comando, voltandomi verso la camera da letto. “Ma tu resti fuori.” Ti porgo le mie mutandine di pizzo nero, ancora calde e impregnate del mio odore: vaniglia mista all’essenza umida della mia eccitazione. “Annusale. È tutto ciò che avrai stasera.” Il tessuto morbido tra le dita ti fa tremare; le porti al viso, e l’odore della mia fica ti assale, un’onda travolgente che ti fa impazzire, il cervello annebbiato da un desiderio animalesco. Mi chiudo in camera con i due uomini, la porta che sbatte come una sentenza, lasciandoti solo, inginocchiato, con le mutandine in mano.

Dietro la porta, i suoni ti torturano: i miei gemiti acuti, i rumori dei corpi che si scontrano in un ritmo primordiale. “Oh, senti come mi scopano…” gemo, la voce intrisa di piacere puro. “Senti come i loro cazzi, così grossi, così veri, mi fanno godere mentre sono infilati nei miei buchi: in bocca, in culo e anche nella fichetta… non come il tuo cazzetto inutile.” Il tuo cazzetto preme dolorosamente contro la gabbietta, le palle gonfie e pesanti, un tormento che ti fa quasi impazzire. Annusi le mutandine disperatamente, l’unica consolazione, l’odore della mia fica che ti invade i sensi, e una goccia di sperma cola dalla gabbietta, un rilascio frustrato senza toccarti. “Patetico,” rido dall’altra parte. “Vieni già senza nemmeno sfiorarti, vero? Sei proprio una femminuccia.” L’umiliazione ti travolge, un’onda psicologica che mescola vergogna e eccitazione in un cocktail tossico.

“Aspettate, ho un’idea… Entra, caro,” ordino all’improvviso. Apri la porta, e la scena ti colpisce come un pugno: io sul letto, nuda, la pelle sudata che brilla sotto la luce, l’odore del sesso: sudore, eccitazione, mascolinità, che satura l’aria. I due uomini sono accanto a me, i loro cazzi grossi, perfetti, duri, con peli pubici scuri e folti. Li sego lentamente, le mani che scivolano sulle aste venose, e i loro sguardi eccitati si posano su di te con divertimento crudele. “Guarda, caro, questi sono cazzi veri,” dico con un sorriso tagliente. “Non come il tuo, chiuso in quella gabbietta ridicola.” Il tuo viso brucia, il cazzetto pulsa, e la loro ilarità ti umilia, amplificando la tua sottomissione.

“Vieni qui,” comando, indicando il pavimento accanto al letto. “Inginocchiati.” Il freddo del pavimento morde le tue ginocchia, il tuo cazzetto dolorante per l’erezione repressa. “Senti come godo, caro,” mormoro mentre uno degli uomini mi penetra, il cazzo che scivola nella mia fica con un suono bagnato e profondo. I miei gemiti riempiono la stanza, l’odore della mia eccitazione che si mescola al sudore maschile. “Guarda come mi riempiono, come mi fanno urlare… tu non potresti mai.” Le tue palle si gonfiano ulteriormente, il dolore che si intreccia all’umiliazione, e un’altra goccia di sperma cola, un rilascio patetico.

Poi, mi volto verso uno degli uomini. “Scopalo,” ordino, indicandoti. Lui esita: “Ma guardalo, è senza cazzo, è come scopare una donna.” Rido, e il mio divertimento ti umilia, ma ti eccita, il cuore che batte all’impazzata in un misto di terrore e desiderio proibito. “Non puoi sottrarti, tesoro… è la tua padrona che lo vuole.” Senti l’uomo dietro di te, il suo odore maschile che ti stordisce, le mani forti che ti spingono in avanti. Il suo cazzo duro e caldo sfiora il tuo culo, i peli pubici ruvidi che grattano la tua pelle. “Senti come ti apre, caro,” dico, mentre l’altro mi scopa con colpi profondi, il suono bagnato che echeggia. Il tuo culo si tende, poi cede, mentre lui ti penetra lentamente, inesorabile. Il calore, il dolore che si fonde in un piacere distorto, i miei gemiti che si mescolano alle tue lacrime silenziose.

“Guardati, caro,” sussurro. “Senti il suo cazzo, così grosso, così vero. Sei proprio una femminuccia, scopata da un uomo alpha.” Il tuo cazzetto pulsa nella gabbietta, le palle così piene da farti impazzire, e il tuo sperma cola in un orgasmo rovinato, senza tocco, solo umiliazione pura. “Oh, mio Dio, sei venuto?” rido, più forte, mentre l’uomo mi scopa e l’altro è ancora dentro di te. “Sei proprio una puttanella, caro, che viene mentre un uomo ti scopa il culo.” Il tuo cazzetto continua a colare, impotente, e io raggiungo l’orgasmo con urla estatiche: “Aaa… aaaa… aaaa…”

Mi alzo dal letto, i due uomini che si avvicinano a me. “Hai visto come mi hanno fatto godere, caro?” dico, segandoli con mani esperte, i cazzi che pulsano. L’odore del loro sperma, caldo, salato, ti assale mentre mi schizzano sul viso e sul seno, colando sulla mia pelle sudata. “Vedi come sono veri uomini,” rido, mentre tu sei lì, inginocchiato, umiliato, con il cazzetto chiuso e il culo dolorante. “Tu non sarai mai così, vero, mio piccolo giocattolo?”

Mi ricompongo, la pelle lucida di sudore e sperma, il profumo di vaniglia perso nell’odore del sesso. “Vattene, caro,” ordino con un sorriso crudele. “Torna a inginocchiarti fuori, con le mie mutandine. È tutto ciò che meriti.” I tuoi passi sono pesanti mentre esci, il cazzetto che pulsa inutilmente, l’odore delle mutandine di nuovo nelle tue mani, e le mie risate che echeggiano dietro la porta chiusa, un’eco di sottomissione totale che ti lascia svuotato, eppure bramoso di più.

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