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Ti svegli nella tua cella, il materasso è duro sotto la tua schiena, l’aria fredda pizzica la pelle nuda delle braccia. Il silenzio del carcere è rotto solo dal clangore lontano delle sbarre, un suono che ti è ormai familiare. Il tuo corpo è teso, il cuore batte lento, ma oggi qualcosa è diverso. Durante l’ora d’aria, inciampi su un gradino, e una fitta di dolore ti trafigge il polso. Il sangue macchia la manica della tua divisa, è una piccola ferita, ma abbastanza da richiedere un passaggio in infermeria. Una guardia ti accompagna, i suoi passi pesanti riecheggiano nel corridoio.
Entri in infermeria, e i tuoi occhi incontrano me, Barbara. Ho 28 anni, ho i capelli castani raccolti in uno chignon ordinato, un camice bianco che avvolge il mio corpo snello. Sotto il tessuto, si intravedono le curve morbide dei miei fianchi e il profilo pieno dei miei seni. Sto preparando garze e disinfettante, il mio viso è concentrato, tengo gli occhi bassi. “Buongiorno,” dico con voce calma, professionale. “Si sieda qui, per favore… mi occupo del suo polso.” Mi avvicino, e un soffio del mio profumo ti raggiunge: lavanda e vaniglia, dolce, caldo, che ti avvolge come una carezza invisibile.
Prendo il tuo braccio con mani delicate, le mie dita sottili sfiorano la tua pelle mentre disinfetto la ferita. Il liquido è freddo, e io sussurro: “Mi dispiace se pizzica… mi dica se sente dolore.” Le mie mani sono sicure, ma c’è una dolcezza nei miei movimenti, una cura che va oltre il dovere. Alzo gli occhi per un istante, e il mio sguardo incrocia il tuo. È allora che lo noto: i tuoi pantaloni sono tesi, il tuo desiderio è evidente sotto il tessuto. Il mio cuore salta un battito, le guance mi si tingono di rosa. Abbasso subito lo sguardo, imbarazzata, ma il tuo respiro è cambiato, più profondo, più rapido.
“Devo… finire di bendare,” dico, cercando di mantenere la voce ferma, ma le mie mani tremano mentre avvolgo la garza intorno al tuo polso. “È… tutto a posto?” chiedo, ma la domanda è fragile, incrinata dal calore che sento crescere dentro di me. È da tanto che non sei vicino a una donna, e il tuo desiderio è così evidente, così crudo. Mi imbarazza, ma una parte di me, nascosta, è attratta, come una falena dalla fiamma.
Le mie dita, quasi senza volerlo, sfiorano l’orlo dei tuoi pantaloni. “Mi scusi, non volevo…” balbetto, ho il viso in fiamme, ma non mi ritraggo. Con un gesto esitante, slaccio la tua cintura, le mie mani tremano mentre abbasso il tessuto. Il tuo cazzo è lì, duro, pulsante, caldo sotto il mio tocco. Trattengo il fiato. “Non ho mai… fatto niente del genere qui,” sussurro, la mia voce un misto di pudore e desiderio. La mia mano lo avvolge, la pelle liscia e calda contro la mia. Muovo le dita piano, timida, come se stessi scoprendo un segreto proibito. Ogni movimento è lento, esitante, ma il tuo cazzo pulsa sotto il mio tocco, e sento un’umidità calda tra le mie cosce, un desiderio che non posso ignorare. “È… così duro,” mormoro, spalmando il tuo liquido sulla punta, la mia mano scivola con delicatezza. “Non so se sto facendo bene… mi dica lei,” dico, con il viso arrossato, e gli occhi che evitano i tuoi.
Il mio respiro si fa più corto, il pudore lotta con il desiderio che mi brucia dentro. Mi alzo, slaccio il camice con mani tremanti, lasciandolo cadere a terra. Sotto, indosso una semplice canottiera bianca e mutandine bianche, niente di provocante, ma il mio corpo tradisce la mia eccitazione: i miei capezzoli sono duri, visibili sotto il tessuto sottile, e una leggera umidità segna il cotone tra le mie gambe. “Non dovremmo…” sussurro, ma la mia voce è incerta. Mi siedo sul lettino, con le gambe leggermente aperte. “Vuole… vuole toccarmi?” chiedo, abbassando lo sguardo, il cuore mi martella nel petto.
Ti inginocchi davanti a me, e io esito, ma scosto le mutandine, rivelando la mia fica, bagnata, rosea, pronta. “La prego, sia gentile,” sussurro, e la tua lingua mi sfiora. Un gemito mi sfugge, timido ma incontrollabile. “Oh… oddio, è troppo!” ansimo, stringendo le mani sul bordo del lettino, il mio corpo si inarca verso di te. La tua lingua esplora ogni piega della mia vagina, il sapore dolce ti riempie la bocca, e io mi copro il viso con una mano per soffocare i gemiti. “È… così bello, non dovrei sentirmi così…” balbetto, mentre il piacere mi travolge.
“Sii… continui,” gemo, con la voce rotta. “Non… non smetta, per favore.” Sento le tue dita scivolare dentro di me, prima una, poi due, muovendosi lente, esplorando la mia carne calda e bagnata. “Sì, così… piano,” sussurro, mentre la mia fica si stringe intorno alle tue dita, pulsante, disperata. La tua lingua torna sul mio clitoride, e io perdo il controllo. “Non ce la faccio… non resisto,” gemo, il mio corpo è scosso da un’onda di piacere che mi fa quasi urlare. “Ancora, la prego…” imploro, e tu mi lecchi di nuovo, portandomi al confine di un orgasmo devastante. Il mio corpo si tende, un grido soffocato mi sfugge mentre vengo, il mio liquido caldo gocciola sul lettino.
Non riesco più a trattenermi. “La voglio… dentro di me, la prego,” ansimo, sdraiandomi sul lettino e tirandoti sopra di me. Prendo il tuo cazzo, ancora duro, e lo guido nella mia fica. Un gemito profondo mi sfugge mentre mi riempi. “Oddio, è così grosso… mi riempie proprio bene,” sussurro, le mie gambe si avvolgono intorno a te. Inizi a scoparmi, forte, deciso, ogni colpo mi fa sobbalzare. Le mie mani afferrano le tue spalle, e le mie unghie graffiano piano la tua pelle. “Non dovrei… non è professionale, ma mi piace troppo il tuo cazzo,” gemo, il piacere mi fa impazzire. “Più forte… non riesco a dire basta, sbattimi più forte,” imploro, mentre la mia fica pulsa intorno a te, fradicia, affamata.
Sento che stai per venire, il tuo cazzo si ingrossa dentro di me, e io sono di nuovo al confine dell’orgasmo. “Dentro di me… la prego,” ansimo, e un piacere devastante mi travolge mentre sento il tuo sperma caldo riempirmi. “Lo sento… è così caldo,” gemo, crollando sotto di te, il mio corpo è esausto, ho il viso arrossato per la vergogna e il piacere.
Mi rialzo, sistemando il camice con mani tremanti. “Torni… torni in cella, per favore,” dico, evitando il tuo sguardo, il cuore che mi batte ancora forte. “Non dica niente… è il nostro segreto.”
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