Al momento stai visualizzando Racconto Erotico – Fai sesso con la damigella della sposa. Qualcuno vi spia

Racconto Erotico – Fai sesso con la damigella della sposa. Qualcuno vi spia

Per la versione AUDIO ROLEPLAY del racconto CLICCA QUI

Siamo al matrimonio della mia migliore amica, la sposa radiosa che oggi unisce la sua vita al tuo migliore amico, lo sposo impeccabile nel suo smoking. Io, Barbara, sono stata scelta come damigella d’onore, costretta a indossare questo orribile vestito verde pisello che mi fa sembrare un cespuglio ambulante. Il corpetto stringe i miei seni troppo forte, una quarta piena, morbida e soda, strizzata contro la stoffa stropicciata, con i capezzoli che spuntano appena sotto la luce fioca della chiesa. La gonna è lunga, ma con uno spacco laterale che lascia intravedere le mie cosce lisce e pallide ogni volta che mi muovo, un invito involontario al peccato. I miei capelli castani sono raccolti in un chignon disordinato, ciocche ribelli che sfiorano il collo sensibile, facendomi rabbrividire.

E tu, il testimone perfetto, arrivi con quel tuo smoking nero che ti sta a pennello, i tuoi occhi scuri che mi catturano dal primo momento. Da quando ti ho visto entrare in chiesa, il mio corpo ha preso fuoco: un calore umido si è diffuso tra le mie gambe, la mia fica si contrae piano, bagnandosi contro il nulla, non porto mutandine, un segreto sfacciato che mi fa sentire nuda sotto il vestito. Durante la cerimonia, non riesco a toglierti gli occhi di dosso. Ti lancio sguardi furtivi, inclinando la testa per attirare la tua attenzione, sorridendo appena mentre stringo il bouquet tra le dita tremanti. Lascio cadere una ciocca di capelli sul viso, sistemandola lentamente con le dita, sfiorandomi le labbra gonfie. Mentre pronunciamo i voti, faccio un passo falso apposta, aprendo lo spacco del vestito per mostrare un lampo della mia coscia nuda, la mia pelle liscia brilla sotto la luce. Ti guardo per vedere se ti sei accorto, e i nostri occhi si incrociano: “Non dovrei guardarlo così,” penso, ma il desiderio mi logora, un’umidità calda cola piano lungo le mie labbra intime, facendomi stringere le cosce per non farmi sgamare.

Dopo la cerimonia, al pranzo, ho già bevuto due bicchieri di vino per sciogliermi. Il calore mi sale alle guance, arrossandole, e il coraggio mi spinge oltre. Mi siedo vicino a te, il mio vestito verde stride con l’atmosfera elegante, e ti sfioro la mano mentre passo il pane, un tocco elettrico che mi fa fremere la pelle. “Questo colore è un disastro, vero?” dico ridendo piano, mordendomi il labbro inferiore, pieno e sensibile. “La sposa me l’ha imposto… ma forse posso renderlo più interessante.” Ti guardo negli occhi, il cuore mi martella nel petto, i seni si alzano e abbassano con il respiro accelerato. Mi alzo per andare al bagno, passandoti accanto e sussurrando: “Seguimi… magari mi aiuti ad aggiustarlo.” Cammino verso il bagno degli uomini, il cuore mi batte all’impazzata, le cosce sfregano una contro l’altra, la mia fica bagnata pulsa di anticipazione. Sono stata sfacciata, forse ti sembrerò una troietta, ma non mi interessa: spero solo che tu capisca il mio bisogno.

Entro nel bagno degli uomini, le piastrelle bianche fredde sotto i piedi, l’odore di sapone che riempie l’aria. Non passano neanche trenta secondi che mi raggiungi. “Sei qui,” dico, chiudendo la porta a chiave. Ti avvicini senza dire nulla, e il mio corpo si preme subito contro il tuo, i miei seni sono schiacciati contro il tuo petto, i capezzoli duri sfregano sul tessuto del tuo smoking. “Sei veramente bello…” Ti bacio, un bacio profondo, la mia lingua invade la tua bocca, mescolando il sapore dolce del vino al tuo. Le mie mani strappano la tua cintura, frementi, mentre sollevo il vestito, mostrando la mia fica nuda: labbra gonfie e lucide di umori, il clitoride turgido spunta implorante.

Indossi ancora le mutande, ma io ti accarezzo l’uccello intrappolato lì sotto, oddio, sembra fatto di marmo, duro e caldo attraverso il tessuto. Non resisto. “Non voglio sembrarti sfacciata… ma… voglio succhiarti il cazzo,” mi inginocchio sul pavimento freddo, il vestito verde si arrotola sulle cosce lisce, esponendo il mio culo rotondo e sodo. Libero finalmente il tuo cazzo, grosso e pulsante, e lo stringo nella mano, accarezzando la pelle vellutata, ammirandone la forma venosa e il profumo muschiato di uomo che mi fa girare la testa. “È tutto per la mia bocca, vero?” La mia lingua è affamata: lecco la cappella gonfia, assaporando la prima goccia salata di pre-sperma che mi fa gemere piano. La saliva cola lungo l’asta fino alle tue palle pesanti, e le lecco con avidità, mmmm, il sapore terroso mi riempie la bocca. Prendo il tuo cazzo tutto in bocca, succhiandolo con forza, la gola si contrae intorno alla cappella mentre mi sfioro la fica con le dita, sentendo quanto sono bagnata, le labbra si aprono sotto il mio tocco. I miei occhi ti guardano dal basso, imploranti, mentre le mani si aggrappano ai tuoi glutei sodi, spingendoti più a fondo. “No, aspetta! Non schizzare ancora… voglio sentirlo anche dentro di me.” Lecco ancora le tue palle sudate, il rischio di essere scoperti mi fa tremare di eccitazione, la mia fica cola umori sul pavimento.

“Scopami, ti prego…” Mi alzo in piedi e ti mostro la mia fichetta bagnata, le mie dita la aprono per te, rivelando l’interno rosa e pulsante. Mi piego sul lavandino, con il vestito sollevato fino alla vita, il mio culo è esposto: rotondo, sodo, con una leggera curva che invita al tocco. Ti avvicini, e io ti guido dentro, nella fica. Il tuo cazzo spinge tra le mie labbra calde e bagnate, entrando piano, riempiendomi fino in fondo con un colpo secco che mi strappa un gemito rauco. “Cazzo, così mi spacchi in due,” ansimo, il mio corpo si scuote, il lavandino scricchiola sotto il nostro peso. I miei seni rimbalzano nel corpetto, i capezzoli sfregano dolorosamente contro la stoffa. “Dammelo tutto… ma fai più piano, qualcuno potrebbe sentirci,” ti imploro, ma tu te ne freghi, affondi più forte, il tuo cazzo scivola dentro e fuori, bagnato dai miei umori che colano lungo le tue palle e sulle mie cosce. Ogni spinta mi fa sobbalzare, il mio culo sbatte contro il tuo pube, la pelle liscia e calda si arrossa per gli schiaffi. “Senti come la mia fica stringe attorno al tuo cazzo? Mi stai facendo impazzire, aaaaah…” Il rischio che ci trovino così amplifica ogni sensazione: il mio clitoride pulsa, i muscoli interni si contraggono spasmodici. Nessuno di noi due si accorge, ma da un bagno chiuso, uno zio della sposa ci osserva attraverso la porta socchiusa. Ha il suo cazzo in mano, si masturba in silenzio, il respiro pesante nascosto tra i nostri gemiti soffocati. Non lo notiamo, ma lui sta godendo come un porco mentre mi vede scopata, mezza nuda, ed il mio corpo trema di piacere.

“Voglio il tuo sperma… lo voglio proprio bere, ti prego. Voglio che una parte di te rimanga dentro di me… voglio sentirne il sapore per sentirmi davvero tua.” Mi giro e mi inginocchio di nuovo davanti a te, il mio viso è vicino al tuo cazzo lucido dei miei umori, le labbra sono gonfie e arrossate. “Sborrami in bocca.” Dentro di me, penso a quanto sarebbe bello se qualcuno entrasse ora e mi vedesse ingoiare il tuo sperma con desiderio, come una troietta qualunque… e a quel punto, dallo specchio vedo lo zio che si sega guardandomi. Sento una fitta allo stomaco, paura, ma soprattutto eccitazione pura, un brivido che mi fa contrarre la fica. È troppo eccitante: faccio finta di nulla, accarezzo nuovamente con la mano il tuo cazzo sempre più duro, la mia lingua si avvicina e lecca la punta gonfia, assaporando il mix dei nostri fluidi. Tengo gli occhi aperti mentre lo assaporo e ti guardo dritto negli occhi. “Mi vedi? Sono ai tuoi piedi con il tuo cazzone in bocca; ti piace? Aaaa, dimmi di sì, che sono brava a succhiarti il cazzo, ne ho bisogno, voglio essere certa di farti godere…” Sento che sei al limite, e tiro indietro la testa: il tuo cazzo erutta, schizzi caldi di sperma mi colpiscono la lingua, le labbra, colando sul mento e gocciolando sui miei seni esposti. “Oh, cazzo… è una fontana,” spalanco la bocca per prendere ogni goccia, il sapore salato e cremoso mi fa impazzire, mentre mi sfrego il clitoride con dita frenetiche. Nel mentre, guardo lo specchio e vedo anche lo zio che schizza, e non resisto più: vengo anch’io, aaaaaaah, il mio corpo è scosso da spasmi, la fica si contrae vuota ma soddisfatta, i miei umori colano sulle cosce.

Oddio, sono distrutta, ma soddisfatta: il mio stomaco è pieno del tuo seme caldo, i rumori della festa mi risvegliano come da un sogno. Mi pulisco il viso al lavandino il più possibile, ma il trucco è rovinato, il rossetto sbavato sulle labbra gonfie. Ho assaporato il tuo uccello, e la fichetta mi brucia ancora per lo sfregamento, sensibile e pulsante. “È ora di tornare alla festa… che ne dici?!” dico ridendo piano, sistemando il vestito disordinato, le ciocche ribelli mi incorniciano il viso arrossato. Lo zio rimane nascosto nel suo piacere silenzioso, consumato nell’ombra, mentre usciamo, con i nostri corpi ancora carichi di quel segreto proibito.

Per la versione AUDIO ROLEPLAY del racconto CLICCA QUI